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Opportunità per le imprese trentine: le prospettive di export in Nord America

La Provincia di Trento è un crocevia di popoli, economie e culture. La sua posizione strategica vicina al cuore dell’Europa ne ha sempre favorito il commercio internazionale sia con i paesi di prossimità sia con quelli più distanti.

Sempre attenta all’innovazione e alla produzione di beni di eccellenza, la florida economia trentina continua a registrare numeri da record: secondo i dati 2017 le esportazioni hanno toccato i 3.678 milioni di euro, registrando un incremento del +8,7% rispetto all’anno precedente. Sono 1.200 le imprese esportatrici presenti nel territorio e le prime 100 realizzano l’85% dell’export complessivo. Le esportazioni della Provincia autonoma di Trento conservano una dinamica positiva e addirittura superiore rispetto alla media delle esportazioni nazionali, pari a +7,4%, e a quella dell’area del Nord-Est italiano, pari a +6,6%.
Una delle aree geografiche più attrattive per l’export dell’economia trentina è il Nord America. Canada, Stati Uniti e Messico offrono già singolarmente opportunità enormi e sono inoltre uniti commercialmente da un accordo di libero scambio che agevola la circolazione delle merci al proprio interno. L’accordo in questione si chiama NAFTA (North American Free Trade Agreement) ed è stato siglato dai tre paesi nel 1992, entrando poi in vigore il 1° gennaio del 1994. 

 


Secondo i dati Istat relativi alle esportazioni tra la provincia di Trento e i paesi NAFTA, il valore dell’export è pari a oltre 480 milioni di euro, in gran parte ottenuti dal settore manifatturiero che ne rappresenta il principale traino. Nel 2016, il valore totale delle esportazioni era pari a circa 420 milioni.

La quota maggiore di export nel settore manifatturiero per il 2017 è attribuita ai “prodotti alimentari, bevande e tabacco” (oltre 200 milioni), seguiti da “macchinari e apparecchi” (116 milioni), “mezzi di trasporto” (92 milioni), “prodotti in legno, carta e stampa” (18 milioni), ed “articoli in gomma e plastica” (quasi 15 milioni). Complessivamente questi cinque settori rappresentano circa il 90% delle esportazioni dell’intera provincia in Nord America.

Esportazioni negli Stati Uniti


La quota di export verso gli Stati Uniti – ancora una volta trainata dal settore manifatturiero - è pari a poco più di 390 milioni di euro nel 2017. Quello a stelle e strisce rimane un mercato strategico, nonostante le ripetute minacce del presidente Donald Trump sull’imposizione di nuovi dazi su alluminio e acciaio, volti a «difendere le industrie americane» dalla concorrenza di quei paesi che producono a ritmo più intenso e a un costo del lavoro minore e che potrebbero avere effetti negativi proprio sul settore manifatturiero legato a queste commodities. Preoccupazione si legge anche nelle parole del Presidente della Camera di Commercio di Trento, Giovanni Bort: “Alla soddisfazione per gli ottimi risultati ottenuti in questo 2017 dalle imprese e dal ‘sistema Trentino’ nel suo complesso sui mercati esteri si affianca, nel contempo, la preoccupazione per le recenti decisioni dell’amministrazione statunitense ed il possibile innescarsi di una nuova fase caratterizzata da politiche neo-protezionistiche in diverse aree del mondo.”

Esportazioni in Messico

Le esportazioni delle merci trentine verso il Messico sono notevolmente cresciute negli ultimi due anni: nel 2017 valgono circa 35 milioni di euro, contro i quasi 29 milioni dell’anno precedente. I settori principali sono quello manifatturiero e quello dell’industria estrattiva. Un argomento degno di nota è soprattutto l’accordo, sottoscritto il 21 aprile scorso, tra la Commissione europea ed il Paese dell’America settentrionale. L’accordo prevede la rimozione del 99% dei dazi, delle tariffe e delle barriere commerciali applicate ai prodotti provenienti dall’Ue, in particolare nel settore agricolo, il reciproco accesso al mercato degli appalti pubblici e dei servizi, riduzione delle formalità e delle procedure doganali per l’esportazione di beni industriali europei, soprattutto quelli del settore farmaceutico, dei macchinari e delle attrezzature di trasporto. L’intesa deve ancora essere formalizzata, ma dovrebbe avvenire entro la fine dell’anno in modo da consentirne l’approvazione da parte del Parlamento e del Consiglio Ue.

Esportazioni in Canada

Anche le esportazioni del Canada sono in aumento rispetto a quelle registrate nel 2016. La quota di export trentino in Canada nel 2017 ammonta a oltre 55 milioni di euro – l’anno precedente erano circa 42 milioni – divisa tra l’industria manifatturiera, quella relativa ai prodotti agricoli e il settore delle comunicazioni. Nel dettaglio, l’Unione europea ha sottoscritto un accordo con il Canada, chiamato CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), attualmente in fase di ratifica da parte degli stati UE. Anche questo accordo prevede il quasi totale azzeramento dei dazi doganali e infonde uno stimolo agli scambi e alla creazione di nuovi posti di lavoro, il riconoscimento di 173 indicazioni geografiche protette di cui 41 sono italiane. Quanto alle produzioni trentine tutelate Dop e Igp, queste non erano riconosciute in Canada prima del CETA, mentre ora sono riconosciuti prodotti come Dop Grana padano – Trentingrana, Dop Garda (Garda Trentino olio extravergine di oliva). Rimangono fuori dall’accordo, invece, grandi nomi della produzione della provincia di Trento: Dop Mela Val di Non, Dop Susina di Dro, Dop Spressa delle Giudicarie, Dop Puzzone di Moena, Igp Trota del Trentino, Igp Salmerino del Trentino. L’accordo è entrato in vigore in via provvisoria dal 21 settembre dello scorso anno, ma ha colorato molto gli animi in questi mesi. Coldiretti, ad esempio, sostiene che il CETA abbia frenato del 4% il tasso di crescita delle esportazioni agroalimentari Made in Italy e da una elaborazione sui dati Istat evidenzia che nell’ultimo trimestre del 2017 le esportazioni italiane siano sì risultate in crescita pari all’8,5%, ma comunque al di sotto del livello registrato nello stesso periodo nell’anno precedente l’entrata in vigore del trattato.



Dal punto di vista prettamente strategico e nei casi internazionalizzazione meno soft occorrerebbe considerare l’intera area NAFTA come un unico grande HUB nel quale operare direttamente per poterne cogliere da vicino le potenzialità ed al contempo leggerne i cambiamenti. Approcci basati su un export puro, privo di elementi di fisicità al di là dell’Oceano, permetterebbero si di ridurre i rischi di insuccesso ma limiterebbero di molto le opportunità di crescita. Sebbene il percorso di internazionalizzazione vari da impresa a impresa e da settore a settore, senza voler generalizzare, si ritiene che una presenza attraverso un ufficio commerciale e/o una struttura giuridica e fisica siano davvero necessarie per presenziare un’area particolarmente attrattiva e accessibile.


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