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Le imprese trentine e il MERCOSUR

L’America Latina è senza dubbio una di queste, e anche se ne negli ultimi anni ha sperimentato qualche turbolenza politica ed economica, l’economia adesso è tornata a crescere e con essa anche la popolazione e il mercato dei consumi. La strada sembra dunque tutta in discesa e le opportunità di business per le nostre imprese si moltiplicano. Sace ha infatti stimato che nel triennio 2018-2020 l’export italiano verso il Sudamerica conoscerà dei tassi di crescita annua compresi tra il 4 % e il 6%.


In particolare, il MERCOSUR (acronimo dello spagnolo MERcado COmún del SUR), che è il mercato comune dell’America meridionale, con quasi 300 milioni di consumatori, costituisce lo sbocco più importante. Istituito nel 1991 con il Trattato di Asuncion, conta tra i suoi membri effettivi Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay e Venezuela, anche se quest’ultimo ne è stato sospeso dal dicembre 2016 per scorrettezze nei rapporti di mercato sudamericani; ne fanno parte anche, in qualità di Stati associati, Bolivia, Cile, Perù, Colombia ed Ecuador, mentre il Messico è stato ammesso nel 2004 in qualità di osservatore.

Dal 1999 tra il MERCOSUR e l’Unione Europea è in corso di negoziazione un accordo di libero scambio che, se concluso, consentirebbe di abbattere molte barriere tariffarie creando nuove opportunità in termini di export, business e investimenti per le imprese di entrambi i blocchi.

Dopo essersi interrotti nel 2001, i negoziati sono ripresi nel 2016 a seguito dell’ascesa al potere dei governi liberali di Temer e Macri in Brasile e Argentina. Il processo ha visto un’accelerazione anche a seguito dell’avvio di politiche protezionistiche da parte degli USA, tra cui l’apparente accantonamento del TTIP (accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziato dal 2013 tra l’UE e gli USA) e la minaccia di dazi ormai concretizzatasi da parte di Trump, che hanno portato l’UE a cercare nuove vie per espandere il proprio mercato. Da allora le trattative sono andate avanti fino all’ultimo round, il 33esimo, che si è svolto tra il 4 e l’8 giugno a Montevideo, in Uruguay.

La Commissione Europea afferma che in tale occasione sono stati raggiunti progressi in diverse questioni, come i servizi e le misure sanitarie, ma vi è ancora un duro lavoro da fare in aree come automobili e componentistica, indicazione geografica, trasporto marittimo e latticini, ovvero le aree in cui Bruxelles si aspetta più concessioni da parte dei sudamericani.

Il prossimo round, che avrà luogo a Bruxelles tra il 9 e 13 luglio, si apre sotto i migliori auspici considerato che, per ottenere un’apertura sui mercati europei per le proprie carni bovine, il MERCOSUR si è mostrato disponibile a negoziare sui prodotti industriali, offrendo qualche giorno fa, un dimezzamento dei dazi sull’ingresso di automobili per sette anni.

Non vi è tuttavia alcuna certezza sulla conclusione dell’accordo che pure è auspicato da entrambe le parti, non solo per dare una risposta all'unilateralismo americano, ma anche e soprattutto per un’intrinseca convenienza: si stima infatti che l’eliminazione dei dazi assicurerebbe agli investitori europei un guadagno ulteriore, rispetto a quello già realizzato, di 4,4 miliardi di euro l’anno, e in cinque anni le esportazioni europee nella regione raddoppierebbero. La stipula di un accordo garantirebbe alle imprese europee un mercato di 30 miliardi di dollari di acquisti governativi nel solo Brasile.

Proprio con il Brasile, le imprese trentine intrattengono un rapporto privilegiato in virtù della nutrita presenza di oriundi trentini nel paese sudamericano (circa 2 milioni di persone), molti dei quali sono discendenti degli emigranti tirolesi che vi si sono trasferiti a partire dalla fine dell’800. Un legame storico forte, dunque, che si traduce in potenzialità per il presente e soprattutto per  il futuro.

Secondo l’Istat, nel 2017 le imprese della provincia di Trento hanno esportato in Brasile beni e servizi per un valore di 12.364.239 €, ben il 40,6% dei 30.396.171 € (di cui il 98% proviene dall’industria manifatturiera) esportati in tutto il MERCOSUR; ottima la relazione anche con l’Argentina dove sono confluiti prodotti Made in Trentino per 14.350.867 € (47,2%) mentre marginali risultano le esportazioni verso gli altri paesi del blocco, e cioè Venezuela (1.178.602 € -3,8%), Paraguay (43.744€ - 0,1%) e Uruguay (2.458.719€ - 8%). Il trend è confermato anche nei primi tre mesi del 2018 con esportazioni in tutta l’area MERCOSUR pari a 7.884.007, in crescita del 10,5% rispetto ai 7.128.801 dello stesso periodo dell’anno precedente, con una quota pari al 90% realizzata solo verso il Brasile (4.286.027 €) e l’Argentina (2.817.824 €).

L’interesse delle aziende trentine per il Brasile è da sempre molto alto e le opportunità effettivamente non mancano, soprattutto nello Stato di Santa Catarina, che vede la presenza di una folta comunità di abitanti originari del Trentino e che sta conoscendo tassi di crescita particolarmente sostenuti e un contestuale robusto incremento del turismo e del settore immobiliare.

La Camera di Commercio italiana in Brasile e Trentino Sviluppo da tempo "spingono" per una maggiore internazionalizzazione del sistema economico trentino, in campi come quello dell'edilizia sostenibile (serramenti, legno e materiali innovativi, risparmio energetico, uso di fonti rinnovabili e così via).

Nel 2014 è stata anche organizzata una missione economica con incontri B2B a Santa Catarina, a cui hanno partecipato 16 imprese. Mentre nel 2015 è stato firmato un accordo di collaborazione fra Dolomiti Energia e la Celesc, azienda leader nella produzione e distribuzione di energia idroelettrica (Santa Catarina produce circa il 25% del totale dell'idroelettrico del paese). Nel 2017 a Blumenau, sempre nello stato di Santa Catarina, l’azienda Fanti Legnami, grazie alla collaborazione di Trentino Sviluppo e Provincia autonoma di Trento in partnership con Habitech - Distretto Tecnologico Trentino, ha aperto un cantiere per la costruzione di un prototipo di una casa in legno sostenibile, settore in cui la cultura dell’edilizia trentina ben si sposa con il saper costruire nel rispetto della natura, esigenza che oggi anche in Brasile inizia a farsi sentire.

Dal 2012, viste le notevoli difficoltà emerse nello sdoganamento dei prodotti made in Trentino, è stato inoltre implementato il progetto PI.MA.RIO che ha portato all’apertura a Rio dos Cedros, nello Stato di Santa Catarina, di una piattaforma logistica di 1.500 m² che serve per lo stoccaggio delle merci, come show-room e punto di appoggio per le pratiche di sdoganamento e la nazionalizzazione dei prodotti esportati in Brasile. È di pochi mesi fa la notizia che purtroppo questo centro logistico verrà chiuso a breve dal momento che le imprese che lo hanno finanziato privatamente non riescono più a pagarne i costi di gestione. Per non vanificare quest’opportunità, un intervento da parte degli enti pubblici a favore delle imprese sarebbe dunque auspicabile.

Considerato tra le economie emergenti, il Brasile sta vivendo un momento di grande crescita tanto che Sace stima in 1,1 mld € il potenziale incremento dell'export italiano entro il 2021, individuando come settori di opportunità quello delle costruzioni e dell’edilizia - visto che i settori pubblico e privato locali sono oggi alla continua ricerca di tecnologie innovative ed ecosostenibili per l’area building e l’arredamento; delle infrastrutture; delle energie rinnovabili e dell’industria estrattiva; della meccanica, della componentistica e dell’automotive - considerato che il Brasile è il primo produttore al mondo di piattaforme marittime e di aerei per voli interni ma è anche il sesto importatore dall’Italia di macchinari; e infine dell’agroalimentare, da sempre apprezzato per la sua eccellente qualità.

Come è evidente la relazione con il Brasile è forte e consolidata, ma è altrettanto evidente che un accordo con il MERCOSUR non solo faciliterebbe questo rapporto già avviato, ma permetterebbe alle imprese trentine di aprirsi maggiormente anche agli altri mercati dell’area latino-americana, con vantaggi non indifferenti soprattutto per le piccole e medie imprese in cerca di sbocchi alternativi sia al mercato interno ormai stagnante, sia a quelli esteri già sperimentati per diversificare le proprie opportunità di business.



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