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Mele e macchinari: così il Trentino conquista il Nord Africa

L’importanza in chiave strategica dei Paesi della riva sud del bacino del Mediterraneo per i flussi commerciali italiani è ormai conclamata. E lo è in particolar modo per le imprese trentine che nei primi sei mesi del 2018 vi hanno esportato merci per un valore di 22.216.568 euro, registrando un saldo ampiamente positivo (17.355.351 euro) dal momento che le importazioni sono state di soli 4.861.217 euro. L’export della provincia di Trento si è diretto soprattutto in Egitto (8.494.938 euro), in Marocco (5.349.059 euro) e in Algeria (4.924.609 euro), ed in misura minore in Tunisia (2.858.537 euro) e Libia (589.425 euro).

Questi dati evidenziano la bontà delle scelte di quelle imprese che hanno guardato a quest’area come sbocco per le proprie esportazioni, contraddicendo le previsioni di quanti credevano che questi Paesi avrebbero rappresentato più una minaccia che una opportunità. Negli ultimi 20 anni il trend delle importazioni da questi Paesi, infatti, è cresciuto in modo pressoché lineare, al contrario delle esportazioni italiane che hanno seguito un andamento esponenziale, quindi con una spinta di crescita molto più forte rispetto all’import.

Per quanto riguarda la provincia di Trento, a pesare in maniera significativa in questi primi sei mesi dell’anno sono state soprattutto le esportazioni di prodotti delle attività manifatturiere (20.796.929 euro) che da soli costituiscono il 93,6% dell’export totale, mentre il rimanente 6,4% è stato realizzato da prodotti agricoli (1.419.639 euro). 

Se il settore manifatturiero, le cui esportazioni per circa il 60% sono costituite da macchinari, gode di ottima salute e continua a crescere (+3,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), a preoccupare è invece quello agricolo che ha fatto registrare una significativa flessione (-78,46% rispetto ai primi sei mesi del 2017). Ad aver determinato questo tracollo sono state principalmente le cattive performances realizzate in Libia (-91,2%) ed in Egitto (-83,15%) a causa dell’instabilità che da qualche anno a questa parte interessa questi Paesi. Infatti, pur essendoci un buon consumo pro capite di frutta, in Libia e Algeria il mercato è praticamente chiuso per la massiccia svalutazione della moneta locale; l’Egitto non ha più le risorse economiche sufficienti per pagare la merce di importazione, divenuta troppo cara, e le ormai note problematiche geopolitiche e i conflitti interni ai vari Paesi complicano inevitabilmente le operazioni commerciali, rendendo difficili i pagamenti. 

Gli anni precedenti erano stati caratterizzati invece da un vero e proprio boom dell’export ortofrutticolo, dovuto principalmente al fatto che questi Paesi sono caratterizzati da elevati tassi di crescita della popolazione, e per soddisfarne il crescente fabbisogno alimentare, i governi locali avevano cominciato ad aprire le proprie frontiere ai prodotti d’importazione in quantità considerevoli.
Tra i vari prodotti, la mela è stata sicuramente la regina incontrastata nell’esportazione verso i Paesi del Nord Africa. Oggi rappresenta circa il 20,5% dei flussi commerciali ortofrutticoli italiani diretti in quest’area, ma nel biennio d’oro 2012-2013 è arrivata addirittura a coprire una quota pari al 76%. E dato ben più interessante, il 62% delle mele italiane dirette in Nord Africa proviene dal Trentino-Alto Adige. Nonostante la maggior parte provenga dal Sudtirol (54,6%) e solo una quota minore dalla provincia di Trento (7,4%), esse rappresentano comunque un prodotto di punta dell’export provinciale trentino in quanto pesano da sole per il 74% dei prodotti agricoli esportati sull’altra sponda del Mediterraneo. 

Quest’anno la mancanza di mercati fondamentali come quello libico e quello egiziano non è stata particolarmente percepita a causa della bassa produzione in Italia ed in Europa. La stagione entrante, al contrario, potrebbe essere condizionata negativamente dalla minore disponibilità di sbocchi sui mercati nord africani, che, come evidenziato sopra, hanno subito un forte declino in un breve lasso di tempo. 

Le opportunità nel settore agricolo però non si limitano alle esportazioni di ortofrutta, ma si concretizzano per esempio anche in quelle di macchinari, in particolare in Marocco, mercato in continua crescita che ha risentito in minima parte della difficile crisi internazionale rimanendo molto probabilmente il Paese a livello, sociale, politico ed economico più stabile dell’area. Paese dalla grande tradizione agricola, prima di tutto il Marocco ha saputo valorizzare la sua risorsa principale, ovvero il settore primario, tramite l’adozione, a partire dal 2009, del “Plan Maroc Vert”, che con investimenti annuali dell’ordine di 1 miliardo di euro, per 1.506 progetti finora attuati, mira a sviluppare un settore agro-alimentare moderno, competitivo e diversificato. Tuttavia, la carenza di know-how e industrie per la meccanica strumentale a livello locale alimenta un’interessante domanda di tecnologie e macchinari agricoli, per l’allevamento e la pesca, sistemi di irrigazione e approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili, oltre a macchinari per la trasformazione alimentare e per il packaging, refrigeratori, macchinari per lo stoccaggio, tutti settori in cui l’industria manifatturiera trentina primeggia e può certamente dire la sua.

Nuovi orizzonti si aprono anche per l’edilizia trentina in Marocco. Nel comparto delle costruzioni, nel paese più occidentale del Maghreb, infatti sono in atto e in via di promozione grandi progetti di edilizia abitativa e turistica, nonché un forte impegno nell’implementazione e nell’ammodernamento della rete infrastrutturale (strade, autostrade, nuove linee ferroviarie, ampliamento e adeguamento dei principali aeroporti). Anche il mercato tunisino, ha manifestato grande interesse per le esperienze trentine in materia di edilizia sostenibile.

Il Marocco inoltre, così come la Tunisia, non è autosufficiente per la soddisfazione del fabbisogno energetico, per cui anche se sono in corso piccole iniziative di esplorazione, alla ricerca di giacimenti di gas e petrolio, è costretto ad importare queste due fonti di energia al fine di soddisfare i fabbisogni energetici interni. I governi del Marocco e della Tunisia hanno in cantiere importanti progetti per lo sviluppo sia dell’energia solare sia dell’energia eolica. In particolare il Marocco ha lanciato un progetto molto ambizioso, che ha come l’obiettivo di soddisfare il 40% del fabbisogno energetico con fonti rinnovabili entro l’anno 2020. La nuova legislazione in materia d’impianti fotovoltaici, approvata recentemente in Marocco, ha inserito l’obbligo alle società impegnate nei progetti di “RES”, di realizzare localmente almeno il 30% del “sourcing” dei componenti. Ciò significa che le società Italiane che già producono componenti per impianti fotovoltaici, potrebbero insediarsi nel Paese, creare una sede produttiva, e fornire componenti alle società impegnate nella costruzione di nuovi impianti.

Anche in Libia sono in fase di preparazione numerosi progetti che porteranno una forte domanda di materiali e attrezzature, e la ricostruzione di ogni settore produttivo e sociale comporta l’acquisto di beni e servizi praticamente di ogni tipo e spesso in grandi quantità. I settori di maggiore interesse riguardano: costruzioni, energia elettrica, infrastrutture e trasporti, telecomunicazioni, logistica, impianti idrici, oil e gas, sanità, agricoltura, beni durevoli e di largo consumo. Un paese in fermento come la Libia necessita di una presenza strutturata e costante per le aziende che hanno intenzione di rivolgere il loro export verso questo Paese, che copra anche la fase del post vendita.

Ma oltre ai settori citati, in Nord Africa esiste una serie di business emergenti che potrebbero offrire interessanti opportunità di investimento. Ad esempio il settore dell’ICT dove i governi hanno deciso di investire molte risorse al fine di favorire la creazione di centri di formazione e tecno parchi. Il mercato potenziale è rappresentato dalla personalizzazione dei siti online per le PMI, dalla stipula di contratti di mantenimento per i siti esistenti e sviluppo di web application adatte al mercato locale.
Da non sottovalutare inoltre il settore della gestione dei rifiuti dove, per la rapida espansione delle città e delle industrie del Nord Africa, si producono annualmente milioni di tonnellate di rifiuti che necessariamente devono essere raccolti e smaltiti. Qui vi è l’opportunità di gestire corsi per la formazione e la preparazione alla gestione dei rifiuti, alla creazione di società per la gestione di reti di veicoli dedicati alla raccolta dei rifiuti e successivo trasporto ai centri di smaltimento, alla costruzione di impianti di smaltimento oppure di riciclaggio dei rifiuti.

Con il perdurare della stagnazione economica a livello europeo, i mercati del Nord Africa offrono quindi diverse ed interessanti opportunità per espandere il proprio business in nuove geografie vicine all'Italia e facilmente raggiungibili dal punto di vista logistico, senza dimenticare che rappresentano anche un ottimo hub per raggiungere il resto del continente africano, dove nei prossimi anni il know-how di alto livello, quale è quello trentino, potrà fare la differenza.


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