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Export digitale: quanta strada c’è da fare!

Mercoledì 20 marzo si è svolto il convegno di presentazione della ricerca 2018/2019 svolta dall’Osservatorio Export Digitale della School of Management del Politecnico di Milano di cui Trentino Sviluppo è partner.

Durante il convegno è stata data evidenza alla crescita in doppia cifra nel 2018 dell’export italiano di beni di consumo attraverso i canali digitali, che raggiunge un valore di 10,3 miliardi di euro. Si segnala un +12% rispetto al 2017, che rappresenta un ritmo di crescita tuttavia un po’ più lento di quello registrato l’anno precedente, quando l’aumento era stato del 23%. Nonostante il trend positivo, le esportazioni digitali rappresentano però una quota ancora marginale del totale, pari ad appena il 7% dell’export di beni di consumo (144 miliardi di euro) e a poco più del 2% se si considera l’Export totale (463 miliardi). Il settore più importante è ancora il Fashion (abbigliamento e accessori), che vale 6,7 miliardi di euro e incide per il 65% delle esportazioni online (il 12,7% dell’export totale di settore). Seguono il Food (prodotti agroalimentari e bevande), con il 12% del mercato (1,2 miliardi, il 2,8% delle esportazioni del settore), e l’Arredamento, che pesa per il 9% e vale più di 900 milioni di euro (il 9,5% dell’export complessivo di mobili).

E’ evidente che l’eCommerce sta diventando sempre più rilevante nell’accesso ai mercati internazionali. Ciononostante l’Italia non riesce ancora a sfruttare pienamente le opportunità che i canali digitali offrono a livello globale. Il mercato mondiale nel 2018 è cresciuto del 20% e ha raggiunto un valore di 2.500 miliardi di euro. L’Europa e gli Stati Uniti, con un mercato di circa 600 e 620 miliardi di euro e una crescita in linea con quella del mercato italiano (+12%), assorbono infatti rispettivamente la metà e un quarto del nostro Export digitale, che invece è poco presente in quei mercati in maggiore espansione, come la Cina (1.000 miliardi nel 2018, +20%) e negli altri mercati emergenti. Esportare in Cina, però, non è così semplice: bisogna sostenere investimenti e costi elevati per avere una presenza sulle piattaforme cinesi di eCommerce, serve offrire un prodotto di grande valore e con un livello di servizio elevato.
Il ritardo nell’adozione di soluzioni di export digitale è particolarmente evidente nelle PMI, fra le quali emerge una forte preferenza per i canali tradizionali: l’80% esporta online ma sempre in affiancamento agli strumenti offline e ben il 56% sostiene che all’eCommerce è legata una quota marginale del fatturato prodotto all’estero.

La maggiorparte delle piccole e medie imprese utilizza l’eCommerce per esportare all’estero, ma non in maniera convinta e significativa, e il modello di Export più diffuso resta quello basato su canali tradizionali B2b. Secondo un sondaggio condotto dall’Osservatorio su 100 PMI italiane, infatti, l’80% esporta attraverso strumenti eCommerce, ma oltre la metà (il 56%) sostiene che l’Export legato ai canali digitali produce una quota marginale del fatturato realizzato all’estero. I canali online più frequentemente utilizzati sono i marketplace (40%), soprattutto quelli internazionali. Le sole iniziative proprie, sia B2b che B2c, sono le meno adottate (20%), mentre è abbastanza diffusa la combinazione di canali propri e canali gestiti da intermediari (40%).
Quattro imprese su dieci (40%) delegano la gestione di tutti i processi dell’export digitale, dal marketing alla logistica e al presidio dei canali commerciali, a intermediari e fornitori di servizi. Il 30% delle imprese esternalizza soltanto gli aspetti logistica, il 18% gestisce direttamente i magazzini e la logistica e affida a fornitori esterni la gestione delle altre attività, mentre il 12% si occupa internamente di tutte le fasi del progetto di export digitale.


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