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Polonia: perché esportare nel Paese più promettente dell’Europa dell’Est

La Polonia, ormai da diversi anni, sta attraversando una fase di forte sviluppo che la proietta di diritto tra i più promettenti Paesi europei in cui investire o esportare. 
L’economia polacca infatti è in buona, anzi, ottima forma. Nel 2018 la Polonia ha raggiunto la più alta crescita economica dal 2007 con un tasso del 5,1%. Il Paese ha quintuplicato il PIL negli ultimi 25 anni ed anche nel periodo di recessione, mentre gli altri Paesi europei erano in crisi, il prodotto interno lordo polacco ha continuato a crescere. È proprio questa crescita costante che le ha permesso di ridurre di oltre un quarto, negli ultimi 20 anni, il suo divario retributivo pro capite rispetto alla zona euro. Oggi, secondo il FMI, la Polonia è la 24° economia al mondo considerando il PIL nominale e la 22° considerando il PIL a parità di potere di acquisto.
Il mercato interno, popolato da oltre 38 milioni di abitanti è caratterizzato da consumatori giovani con un’età media che si aggira intorno ai 35 anni. Il capitale umano a disposizione del Paese, oltre ad essere abbondante (ci sono circa 24 milioni di polacchi in età produttiva), è altresì di ottimo livello qualitativo grazie anche al fatto che più di 20 milioni di giovani sono in grado di parlare fluentemente almeno una lingua straniera.
L’ubicazione strategica del Paese, situata tra Ovest ed Est europeo, inoltre, fa della Polonia una base logistica ideale nel cuore dell’Europa ed un vero e proprio ponte che le permette di essere al centro degli scambi commerciali e quindi di consentire ad esportatori ed investitori di avere immediato accesso a mercati limitrofi quali quello tedesco, russo, baltico, scandinavo e a buona parte di quello dell’Europa orientale.
Senza dimenticare che la Polonia presenta un ottimo sistema di collegamento interno sia autostradale che ferroviario e possiede numerosi aeroporti dislocati sul territorio che consentono collegamenti capillari con tutta l’Europa. Il miglioramento della rete infrastrutturale è stato reso possibile dalla gestione trasparente e lungimirante dei Fondi Europei, di cui i polacchi hanno dimostrato di saper fare un ottimo utilizzo. 
Le politiche favorevoli agli investimenti stranieri attuate negli ultimi anni, che avvengono attraverso un sistema di incentivi e vantaggi fiscali (l’imposta sul reddito delle società in Polonia è pari al 19% ed inoltre fino al 2026 saranno operative 14 zone economiche speciali), la stabilità economica e sociale, una bassa inflazione, un sistema finanziario maturo e un settore bancario stabile costituiscono ulteriori motivi di interesse. 
Il trend al rialzo dei salari reali e la formazione di una consistente classe media che dispone dunque di un sempre maggiore potere d’acquisto fanno il resto: la Polonia è ad oggi, secondo un rapporto dell’UNCTAD, l’economia più attrattiva di tutta l’Europa dell’Est, la quarta economia europea più attrattiva per quanto riguarda gli investimenti e la quattordicesima nel mondo; Varsavia occupa il sesto posto in Europa tra le città più business friendly e le regioni della Masovia, della Slesia, della Bassa Slesia, della Grande e della Piccola Polonia si situano tra le aree più ricche di tutta l’Europa Orientale.
In un contesto simile, praticamente in tutti i settori esistono opportunità commerciali, ed in particolare per le imprese italiane dal momento che l’Italia gode di una straordinaria rendita di posizione e il popolo polacco subisce il fascino del Made in Italy e di tutto ciò che, culturalmente e storicamente, esso è in grado di trasmettere.
D’altronde, le esportazioni italiane verso la Polonia, nel corso del tempo, sono costantemente aumentate. Da destinazione “Cenerentola” per il nostro export, Varsavia è diventata ora il settimo mercato di sbocco: nel 2018 vi abbiamo esportato beni per un valore di 13.404 milioni di euro, in crescita del 5,9 % rispetto al 2017 (Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico Ministero Sviluppo Economico su dati Istat). 
In Polonia esportiamo principalmente beni provenienti da aziende dei settori automotive, metalmeccanico, moda e dell’industria metallurgica, ma anche prodotti chimici, gomma, materie plastiche e apparecchi elettrici, con una forte crescita negli ultimi anni in particolare nel settore dei macchinari, soprattutto quelli utilizzati per la trasformazione degli alimenti, il packaging e la lavorazione del legname.
Inoltre bisogna prestare grande attenzione al comparto del lusso e, non a caso, i grandi brand tricolori sono già presenti sul territorio. In effetti nell’ultimo periodo si è registrato, sul mercato interno, un aumento della domanda per i beni di lusso che, solo fino a pochi anni fa, rappresentavano una chimera per il consumatore polacco medio.
La crescita del reddito disponibile ha determinato un cambiamento anche nelle abitudini alimentari polacche in cui è costante la diminuzione del consumo di carne (soprattutto carne rossa) a favore del consumo di frutta, verdura e “cibi sani”.  A questo fenomeno è connesso lo sviluppo del mercato dei prodotti biologici che diventano in Polonia sempre più noti e richiesti.
Questa fase storica è probabilmente il momento migliore per affermarsi nella coscienza del consumatore polacco, disponibile a pagare un sovrapprezzo per prodotti alimentari importati di buona qualità. Sotto quest’aspetto i prodotti italiani hanno una posizione privilegiata, considerando la percezione positiva di cui gode l’Italia.
In questo trend ovviamente non può non rientrare la crescente familiarità con la cultura del vino che sta guidando l’aumento dei consumi: più del 50% delle famiglie acquista vino almeno una volta all’anno. Il fattore trainante è rappresentato dalla maggiore conoscenza del prodotto e della sua qualità, che rende i consumatori più propensi a consumarlo in differenti occasioni. È stato soprattutto l’interesse dimostrato dai giovani per il vino a dare alla Polonia i contorni di un mercato in continuo sviluppo. Ed anche in questo caso l’immagine del vino italiano è molto elevata, ha una buonissima fama, soprattutto grazie al fatto che i polacchi visitano da anni a scopo turistico le diverse regioni italiane, imparando sempre di più a conoscere gli aspetti enogastronomici delle stesse. Il vino in Polonia è un prodotto quasi esclusivamente importato, per un valore di quasi 200 milioni di euro all’anno. Il 70% delle bottiglie vendute proviene da Italia, Germania, Spagna e Portogallo. L’Italia nel 2016 (gennaio-ottobre) ha registrato la performance migliore, con un aumento del vino importato sia in termini di valore (+21,2%) sia in termini di quantità (+25,5%), mentre la Germania, pur mantenendo il primo posto tra i fornitori, nello stesso periodo ha visto una diminuzione del -0,7% nella quantità.
In definitiva, la crescita dell’economia polacca può costituire una ottima chance per le imprese italiane che desiderano fare affari a Varsavia e dintorni.


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